Marche Nord in prima linea nella lotta ai tumori

Presa in carico del paziente, dalla diagnosi al trattamento, e investimenti sulla tecnologia di ultima generazione. L’azienda ospedaliera ha attivato dieci percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) per la cura personalizzata dei pazienti affetti da patologie oncologiche con un approccio multidisciplinare. In questo scenario è determinante il ruolo dell’anatomo-patologo sia in fase di diagnosi che in fase di prognosi-predittiva.

Sono dieci i percorsi di diagnostico terapeutici che Marche Nord ha attivato per la cura dei tumori. Un approccio personalizzato e multidisciplinare per le diverse patologie, per offrire al paziente che accede ai nostri servizi una presa in carico complessiva. “Porre il paziente al centro delle cure per offrire un’assistenza sanitaria diffusa, investire in tecnologie di ultima generazione e incentivare l’utilizzo di metodiche chirurgiche mininvasive e l’umanizzazione delle cure sono fattori chiave per la lotta ai tumori – spiega Rodolfo Mattioli, Direttore di Unità Operativa Complessa Oncologia di Marche Nord – la centralità della persona nelle attività di cura significa in concreto adottare un approccio attento alla valorizzazione della salute di ogni individuo con percorsi di prevenzione diagnosi e cura creati sulle esigenze del paziente con un punto di vista multidisciplinare e sinergico”.

All’interno di ogni percorso diventa centrale il gruppo interdisciplinare e multi-professionale. Ogni componente diventa una pedina fondamentale per permettere al paziente di avere un’assistenza completa per affrontare le cure al meglio. Per questo i PDTA sono importanti, soprattutto all’interno di un’azienda ospedaliera: diventano strumenti di miglioramento orientati alla presa in carico globale del bisogno del paziente, al di là della diagnosi e terapia, attraverso il ricorso a servizi e a strutture sanitarie diverse integrate all’interno del percorso. I percorsi diagnostico terapeutici assistenziali: sono basati sulle evidenze scientifiche e su linee guida; vengono costruiti a partire dal contesto locale; possono avere una diversa estensione (c’è sempre comunque un punto di partenza ed un punto di arrivo); possono essere costruiti anche attraverso la sommatoria di sub-profili con la partecipazione di diverse professionalità.

“Per l’Azienda ospedaliera Marche Nord la presa in carico del paziente oncologico è una priorità – spiega Alfredo Santinelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa Anatomia Patologica di Marche Nord – lo scopo è di garantire al paziente un iter personalizzato diagnostico e terapeutico dedicato, che vede figure mediche, con competenze diverse, lavorare insieme e costruire un percorso di cura più rapido ed efficace basato su evidenze scientifiche e sull’esperienza e le conoscenze di ogni singolo professionista coinvolto. Tutto ciò garantisce e gestisce l’intero percorso di cura fino alla completa guarigione del paziente. In particolare, il ruolo dell’anatomopatologo è centrale, sia in fase di diagnosi su biopsia, sia in fase di valutazione del campione chirurgico per la determinazione dei parametri prognostico-predittivi indispensabili per la successiva fare di terapia oncologica sistemica del paziente”.

Un esempio su tutti il carcinoma mammario. In questo percorso, in fase di diagnosi, l’anatomopatologo analizza il frammento bioptico (il tessuto prelevato dalla paziente) per la valutazione dei parametri morfologici e biologici fondamentali per la decisione, presa in ambito di meeting multidisciplinare pre-operatorio, riguardante il successivo trattamento chirurgico o chemioterapico neoadiuvante, cioè prima dell’intervento chirurgico. Durante l’intervento chirurgico, l’anatomopatologo è fondamentale sia per la valutazione dei margini di resezione chirurgica (valutazione della completa asportazione della lesione), sia per lo studio intra-operatorio del linfonodo sentinella, mediante metodica molecolare OSNA®. Un passaggio che permette di ridurre drasticamente le percentuali di reintervento sulla paziente sia sulla mammella sia sui linfonodi del cavo ascellare. In fase di studio del campione chirurgico, l’anatomopatologo determina in maniera accurata e qualitativamente controllata, tutti i parametri morfologici, immunoistochimici e molecolari, indispensabili per la successiva fase di terapia sistemica adiuvante, che sarà decisa in sede di meeting multidisciplinare post-operatorio.

Per approfondire il tema dei PDTA vai alla pagina dedicata ai Percorsi di Cura

Alfredo Santinelli, Direttore Anatomia Patologica

Nella foto il Direttore della Anatomia Patologica

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